Cosa significa la parola “teoria”? L’importanza dell’educazione scientifica nelle scuole e il ruolo chiave degli insegnanti

Evolution Talk teoria

Nel podcast “Evolution Talk”, Rick Coste e Blake Touchet hanno discusso di come e perché il termine “teoria” venga spesso frainteso e di che cosa possono fare gli insegnanti per evitare le incomprensioni relative all’evoluzione e non solo

”L’evoluzione è solo una teoria”; quante volte abbiamo sentito questa frase, e quando l’abbiamo sentita, cosa abbiamo pensato? “Solo una teoria”, sembra come se fosse solo l’opinione di qualcuno, ma è molto più di questo (…)

Rick Coste ha aperto così Only a theory revisited – Part 1, la 153 esima puntata del suo celebre podcast Evolution Talk. Nato nel 2014 e sostenuto dalle donazioni degli ascoltatori, Evolution Talk è un punto di riferimento per chiunque voglia saperne di più sull’affascinante mondo dell’evoluzione, e nel 2022 è diventato anche un libro.

Una delle prime puntate, la numero 7, era intitolata Only A Theory e cercava di chiarire una delle più comuni incomprensioni sull’evoluzione, cioè il vero significato di “teoria”. Dopo 10 anni Coste decise che era ora di rivisitare l’argomento con l’aiuto Blake Touchet, ex insegnante di biologia e scienze ambientali ed esperto di educazione scientifica del NCSE. Spesso citato su Pikaia, il NCSE (National Centre for Sciences Education) è la famosa no-profit americana che si occupa di garantire che l’evoluzione e il cambiamento climatico siano insegnati nelle scuole americane, in maniera corretta.

Dalla conversazione tra Coste e Touchet sono nate due puntate; Only a theory revisited – Part 1 e What Can Educators Do? Only a Theory – Pt 2.

Il dibattito che percorrerà tutto il talk è incentrato su come si possa ridare il vero significato alla parola teoria, senza contaminarlo con luoghi comuni fuorvianti, e come migliorare l’educazione scientifica nelle scuole.

Invitiamo tutti i lettori ad ascoltare direttamente le puntate e qui di seguito ne proponiamo un breve riassunto, con l’obiettivo di rendere il contenuto più accessibile.

Qual è il senso della parola teoria?

Touchet introduce il discorso spiegando le differenze tra ipotesi, teoria e legge, parole molto care al metodo scientifico, ma a volte fraintese:

“(…) una legge spiega cosa accadrà, una teoria spiega come accadrà quella cosa o perché è accaduta; quindi, leggi e teorie possono spiegare lo stesso fenomeno. Spiegano solo aspetti diversi di questo stesso fenomeno”.

L’ipotesi è invece una previsione verificabile su ciò che pensiamo accadrà in una situazione molto specifica, si basa su osservazioni e ricerche precedenti ed è alla base del processo di formulazione della legge.

Le ipotesi testate diventano una teoria, e se la teoria è a sua volta estratta da un metodo scientifico rigoroso, finché non lascia dubbi, diventa legge, che Touchet definisce “la ciliegina sulla torta”.


Fatte queste premesse, si torna alla teoria dell’evoluzione: quando qualcuno non la prende sul serio come forse altrimenti farebbe se parlassimo di “legge dell’evoluzione”, fa un errore di comprensione. La teoria dell’evoluzione non può essere associata a qualcosa di “definitivo” perché è dinamica, viste le costanti nuove scoperte, ma questo non fa che rafforzare la validità nel tempo, anche grazie ai continui esperimenti che la confermano. Inoltre, esistono senza dubbio delle leggi associate alla teoria dell’evoluzione, come il principio della successione faunistica (law of fossil succession), secondo cui (in sintesi) possiamo prevedere che tipo di fossili troveremo in un certo strato (e quindi periodo) geologico. A questo proposito Touchet ricorderà il celebre aneddoto su JBS Haldane: quando gli chiesero che tipo di prova lo avrebbe convinto che la teoria dell’evoluzione era da abbandonare rispose “Conigli fossili nel Precambriano”.

“Il potere predittivo della teoria dell’evoluzione è incredibile: è quasi come avere una mappa del tesoro che ti dice dove trovare la prossima scoperta.

(…) Se guardo in quest’area dovrei trovare questo organismo con questo tipo di adattamento e quindi possono andare a cercare lì e trovarlo. Questo accade sempre.”, dice ancora Touchet.

Nell’evoluzione del linguaggio una parola può assumere diversi significati: si tratta di un processo necessario per migliorare la comunicazione all’interno di un gruppo sociale, ma questo può portare a equivoci. E qui il senso della parola teoria è diverso da quello quotidiano: ecco perché è importante che ci sia unanimità sulla definizione quando parliamo di scienza.

Fuori dall’ambito scientifico spesso si usa la parola “teoria” con un significato simile a quello di “speculazione”. “Ho una teoria sul perché in New England dormo meno bene in estate che in inverno” è un’espressione del tutto accettabile nel linguaggio quotidiano perché non stiamo parlando di una teoria scientifica.

Touchet sottolinea anche che il dizionario Merriam-Webster elenca 6 significati per la parola teoria, e solo uno di questi è quello riferito al contesto scientifico: in una certa misura la confusione è comprensibile.

Secondo Touchet, il significato di teoria, legge e ipotesi non è insegnato in maniera continuativa e standardizzata negli Stati Uniti, ma ovviamente il problema persiste fuori dalle aule.

Consigli per gli insegnanti

La seconda parte della conversazione con Touchet si concentra sulla scuola, e in particolare su cosa possono fare di più gli insegnanti di scienze per arginare certe incomprensioni. Nel caso del significato di ipotesi, teoria e legge, Touchet sottolinea l’importanza di insegnare in modo chiaro e coerente il significato di questi termini nel contesto scientifico, fornendo esempi concreti. Ogni volta che in aula si introduce una nuova teoria, per esempio la teoria dei germi o cellulare, è opportuno soffermarsi sul perché si chiama teoria, che cosa ci permette di spiegare e perché ci serve. Per esempio la teoria cellulare permette, tra le altre cose, di capire che cos’è il cancro.

Per stimolare i ragazzi Touchet aveva anche inventato una specie di gioco: ogni volta che in classe qualcuno di loro avrebbe usato la parola “teoria” in maniera scorretta lui li avrebbe ripresi, ma loro avrebbero dovuto fare altrettanto con lui: e cosa c’è di meglio che correggere il prof? In questo modo gli studenti cominciano a fare attenzione anche a come certe parole sono usate fuori dalle aule, per esempio dai mezzi di informazione.

Al di là della didattica, ci si potrebbe chiedere se sia poi così grave il fatto che le persone abbiamo tante convinzioni errate, sull’evoluzione e non solo. Il problema è che a volte queste lacune portano a pesanti conseguenze, come si è visto nel corso della pandemia covid-19. Secondo Touchet la malainformazione e la disinformazione sono state solo una parte della storia, o meglio queste hanno prosperato su genuine lacune preesistenti. In questo caso avere idee sbagliate su come funziona la scienza ha impedito anche di compiere scelte consapevoli per la propria salute.

La capacità degli insegnanti di relazionarsi agli studenti in modo da renderli curiosi nei confronti della scienza è la base da cui partire. Prima di tutto gli insegnanti devono capire chi hanno di fronte, se ci sono e quali sono le convinzioni errate degli studenti rispetto alla scienza e perché si sono sviluppate, il tutto con empatia e rispetto. Da lì si cerca di “coltivare un terreno comune” e lasciare che questo sia il punto di partenza per andare avanti insieme.

È importante anche, specialmente all’inizio del percorso, chiarire che cos’è la scienza e come funziona, e come funziona oggi la comunità scientifica. Per esempio il fatto che la pubblicazione degli studi scientifici prevede la peer review, una sorta di “controllo qualità” dove dei pari degli scienziati che presentano una ricerca hanno la possibilità di criticare, e quindi migliorarla (ma anche rifiutarla) prima della pubblicazione. Molti adulti non hanno idea dell’esistenza di questa prassi.

Un altro consiglio di Touchet è chiamato dalla ricerca sull’educazione scientifica “spunto periferico” (peripheral cue), che è solo un modo un po’ pomposo di dire “trova qualcuno che non sia un insegnante e possa dire la stessa cosa dell’insegnante”. Questo qualcuno potrebbe essere anche un insegnante di un’altra classe, il preside, o un vero e proprio scienziato. Questo perché, a volte, ci convinciamo di qualcosa solo quando lo sentiamo attraverso un’altra fonte che rispettiamo. Vale anche per gli alunni.

Tornando a Darwin, naturalmente i fraintendimenti, le incomprensioni e le leggende sull’evoluzione non mancano. Basti pensare ai Pokémon, dove la parola “evoluzione” descrive un cambiamento che non ha nulla a che vedere con il processo di cui parliamo qui. Gli errori sono però ovunque: persino le riviste divulgative più famose possono commettere errori, figuriamoci i quotidiani. Ma un insegnante può usare tutto questo a proprio vantaggio e sfidare i propri alunni a trovare questi errori, portando in classe qualche esempio di titolo dove l’evoluzione viene fraintesa. Ma si può fare la stessa cosa anche usando clip video o foto.

Per chi vuole approfondire, il NCSE mette a disposizione degli insegnanti lezioni gratuite da utilizzare e varie strategie didattiche sul sito ncse.ngo (https://ncse.ngo/supporting-teachers/classroom-resources).