Il Vesuvio, i sardi e la tubercolosi: il primo sequenziamento del DNA di un antico abitante di Pompei

Sequenziato con successo il DNA di alcuni resti umani rinvenuti nella Casa del Fabbro, a Pompei; un individuo ha rivelato una lontana parentela con la popolazione sarda e dell’Italia centrale, e un’antica infezione da tubercolosi.
I due individui studiati (denominati dai ricercatori A e B) furono trovati quasi cento anni fa nella Casa del Fabbro. Si tratta di una domus situata al regio I, insula 10, civico 7 secondo la divisione dello scavo ideata nel 1858 da Giuseppe Fiorelli (archeologo e numismatico, non attore), nella stessa insula quindi dalla più famosa Casa del Menandro. Uno degli aspetti più caratteristici della Casa del Fabbro era il graffito CIL IV 8364, un tempo visibile sul suo muro esterno e oggi perduto alle intemperie; Antonio Varone, nel suo Erotica Pompeiana, lo traduce così: “Secundus saluta la sua Prima ovunque essa sia: ti prego, signora, amami”.

La casa del fabbro. Immagine: Mentnafunangann, CC BY-SA 3.0, via Wikimedia Commons
Il DNA è stato estratto dalla parte petrosa dell’osso temporale degli scheletri, che tende a preservare bene il DNA antico. Il sequenziamento di A ha rivelato una vicinanza con i genomi delle popolazioni attuali di Italia Centrale e Sardegna; in particolare l’aplogruppo (in poche parole, la famiglia di una regione del genoma, con mutazioni condivise che rivelano un antenato comune) del suo cromosoma Y sopravvive oggi soltanto tra i sardi. Non si è potuto stabilire se A fosse effettivamente di Pompei, ma è altamente probabile che fosse di origini italiane. Tale provenienza non era affatto un assunto: il suo genoma, confrontato ad altri di età romana noti, ha confermato ancora una volta la ricca variabilità genetica che si poteva trovare in Italia a quei tempi, frutto di migrazioni e contatti tra i popoli del Mediterraneo. Vecchie ossa malate
Le vertebre di A portavano i segni di un’antica malattia: dopo aver considerato quale, tra diverse patologie vertebrali, fosse la più probabile colpevole (e aver fatto quindi una diagnosi differenziale, pratica comune tra i medici anche su pazienti più in forma di questo) i ricercatori hanno stabilito che si sia trattato probabilmente di una tubercolosi vertebrale. Questo tipo di lesione, detta anche morbo di Potts, avviene di solito quando il bacillo responsabile, dai polmoni, si diffonde attraverso il sangue fino alle vertebre; alla lunga, può anche causarne il crollo.

Immagine: dalla pubblicazione
Scorrano, G., Viva, S., Pinotti, T. et al. Bioarchaeological and palaeogenomic portrait of two Pompeians that died during the eruption of Vesuvius in 79 AD. Sci Rep 12, 6468 (2022). https://doi.org/10.1038/s41598-022-10899-1
Immagine in apertura: gregwill22 via Pixabay

Ho un master in Giornalismo e comunicazione istituzionale della scienza dell’Università di Ferrara, e ho scritto per le riviste online Il Tascabile e Agenda17, oltre che per Pikaia. Sono medico e lavoro come specializzando in Genetica medica con l’Università di Pavia. Scrivo anche narrativa, e ho pubblicato due racconti nelle raccolte dei concorsi Caratteri di uomo e di donna del 2018 e Oltre il velo del reale del 2022.