All’origine della terra piatta
Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony ricostruiscono la nascita del mito della terra piatta per aiutare il lettore a sbarazzarsi di ciò che può farlo cadere in colossali equivoci storici
“Nel medioevo si pensava che la terra fosse piatta“. Quante volte avete sentito o letto questa frase? Sicuramente tantissime e forse, come accade a me, avrete pensato che non riusciremo mai a liberarci di questa fantasiosa proposta. Ma come è nata questa idea e come mai è così dura a scomparire? Se cercate una risposta a queste domande, un’ottima lettura per voi è La terra piatta. Genesi di un malinteso (Il Mulino, 2024) scritto dagli storici Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony.
Una terra a forma di globo
“Accade assai spesso che, riguardo alla terra, al cielo, agli altri elementi di questo mondo, al moto e alla rivoluzione o anche alla grandezza e distanza degli astri, intorno alle eclissi del sole e della luna, al ciclo degli anni e delle stagioni, alla natura degli animali, delle piante, delle pietre e di tutte le altre cose di tal genere, anche un pagano abbia tali conoscenze da sostenerle con ragionamenti indiscutibili e in base ad esperienza personale. Orbene, sarebbe una cosa assai vergognosa e dannosa e da evitarsi a ogni costo, se quel pagano sentisse quel tale parlare di questi argomenti conforme – a suo parere – al senso delle Scritture cristiane dicendo invece tali assurdità che, vedendolo sbagliarsi – come suol dirsi – per quanto è largo il cielo, non potesse trattenersi dal ridere“.(Sant’Agostino, De Genesi ad litteram)
In modo analogo il De sphaera mundi, noto anche semplicemente come De sphaera (che potete sfogliare qui in copia digitale), di Giovanni Sacrobosco mostra chiaramente che nel 1230 l’idea di una terra piatta era inconcepibile, così come numerose opere ci mostrano che all’epoca di Galileo e del suo processo (che non è legato alla forma della terra come a volte capita di leggere) la sfericità della Terra era un fatto ammesso e trasmesso senza opposizione anche dalla Chiesa.
Le pagine di La terra piatta sono quindi interessanti non solo perchè ci forniscono documenti, testi e suggerimenti di lettura per capire l’origine di questo mito, ma anche perchè ci aiutano a riflettere sulle cause della longevità di questa fantasiosa proposta, così come di altre simili idee, accomunate dal fatto di fondare il proprio successo su distorsioni cognitive e falsificazioni storiche. Mettere ordine su questo mito può aiutarci quindi a capire meglio anche il modo in cui hanno iniziato a circolare e ancora circolano errori palesi in una epoca in cui le post-verità, le verità alternative o le verità nascoste (o presunte tali) imperversano in molti canali.
“Non solo l’idea che nel Medioevo si credesse che la terra fosse piatta è storicamente falsa, ma dipende da una manipolazione della storia delle scienze e soprattutto delle coscienza e contribuisce a una visione miseramente lineare e teleologico dello sviluppo delle civiltà. (…) Basta aprire un libro di astronomia del Medioevo, tra i tanti che l’era digitale ha reso molto facilmente accessibili“.
(Giacomotto-Charra e Nony, La terra piatta)
Fu, ad esempio, lo scrittore americano Washington Irving che nel 1828 in La vita e i viaggi di Cristoforo Colombo diede forma a “un Colombo completamente inventato, eroe della scienza empirica, ardito esploratore, razionale, uomo del progresso, in conflitto con i bigotti religiosi spagnoli ciecamente terrapiattisti“. Poi nel 1864 l’inglese Samuel Birley Rowbotham diede alle stampe Astronomia Zetetica, in cui la terra non era un globo, ma un piano delimitato esternamente da una parete di ghiaccio. Nel 1885 fu la volta di William Carpenter, che in Cento prove che la Terra non è un globo riteneva determinante il fatto che, sulla base di testimonianze riferite dagli aeronauti, dall’alto non era possibile vedere la curvatura terrestre. Vale qui la pena fare notare che all’epoca le massime quote raggiunte non erano per nulla sufficienti a percepire a occhio nudo la curvatura della superficie anche solo per evitare che altri intrepidi terrapiattisti costruiscano razzi a casa propria con cui trovare la morte cercando di svelare una presunta verità nascosta.
La storia della scienza come antidoto ai falsi miti
Analizzare oggi la genesi di questa idea è interessante da un punto di vista storico, ma ci può anche servire per pensare e riflettere sul modo in cui la scienza è percepita e raccontata. Da un punto di vista storico è, infatti, evidente che questa idea non solo è falsa, ma viene spesso usata per costruire una narrazione del medioevo volutamente distorta al fine di aumentare il valore di ciò che abbiamo ora. Effettivamente pensare che il primo a dare ampia visibilità a questa proposta è stato l’inglese Samuele Birley nel 1864 potrebbe non farci piacere, abituati come siamo a vedere nell’Ottocento il trionfo della scienza moderna sperimentale.
Interessante è inoltre il rapporto tra scienza e fede che gli autori propongono per ricordarci che, sebbene sia indubbiamente vero che per molto tempo la scienza abbia dovuto svilupparsi all’ombra delle religione, è bene ricordare che l’ateismo di uno scienziato non è garanzia del suo lavoro. Nel complesso quindi di pagina in pagina verrete guidati a riflettere sul fatto che ciò di cui si deve diffidare sono i costrutti ideologici che entrano in gioco nella riscrittura della storia della scienza. Così come accaduto per Darwin, anche Galileo e Cristoforo Colombo divengono quindi figure utili come paladini dall’anti-cristianità e del trionfo dei saperi acquisiti tramite l’esperienza rispetto al dogmatismo, a costo anche di modificarne la storia.
“L’elaborazione del mito della terra piatta si consolida progressivamente all’interno di altre costruzioni favolose (…) di esploratori e scienziati ai quali venne attribuito il presunto merito di aver restituito alla Terrà quella sfericità che la Chiesa le avrebbe negato per circa un millennio“.
(Giacomotto-Charra e Nony, La terra piatta)
Biologo e genetista all’Università di Modena e Reggio Emilia, dove studia le basi molecolari dell’evoluzione biologica con particolare riferimento alla citogenetica e alla simbiosi. Insegna genetica generale, molecolare e microbica nei corsi di laurea in biologia e biotecnologie. Ha pubblicato più di centosessanta articoli su riviste nazionali internazionali e tenuto numerose conferenze nelle scuole. Nel 2020 ha pubblicato per Zanichelli il libro Nove miliardi a tavola- Droni, big data e genomica per l’agricoltura 4.0. Coordina il progetto More Books dedicato alla pubblicazione di articoli e libri relativi alla teoria dell’evoluzione tra fine Ottocento e inizio Novecento in Italia.