All’origine della terra piatta

terra piatta

Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony ricostruiscono la nascita del mito della terra piatta per aiutare il lettore a sbarazzarsi di ciò che può farlo cadere in colossali equivoci storici

Nel medioevo si pensava che la terra fosse piatta“. Quante volte avete sentito o letto questa frase? Sicuramente tantissime e forse, come accade a me, avrete pensato che non riusciremo mai a liberarci di questa fantasiosa proposta. Ma come è nata questa idea e come mai è così dura a scomparire? Se cercate una risposta a queste domande, un’ottima lettura per voi è La terra piatta. Genesi di un malinteso (Il Mulino, 2024) scritto dagli storici Violaine Giacomotto-Charra e Sylvie Nony.

Partendo da Platone, Aristotele e Eratostene (che già nel V e IV secolo a.C. sostenevano la sfericità della Terra) l’idea che la terra potesse avere forme diverse non è mai stata realmente suggerita né nella tarda Antichità né nel Medioevo. Solo pochissimi autori fecero proposte alternative, tra cui Cosma Indicopleuste, ma, come ricordano gli Autori di La terra piatta, “la sua opera non ha avuto alcuna risonanza sul sapere medievale. (…) Tra l’altro fu solo dopo la sua pubblicazione in inglese nel 1897 che Cosma venne considerato come una autorità dei secoli bui, per cui farne il modello delle rappresentazioni occidentali non solo costituisce un errore di valutazione, ma è un atto di malafede. È un esempio eccellente del modo in cui bisogna considerare una fonte, sempre all’interno del suo contesto“.

Una terra a forma di globo

Di pagina in pagina, scoprirete l’opera dei tanti astronomi che nel corso dei secoli si sono interessati alla forma della terra, tra cui Beda il Venerabile (circa 673 – 735), che non aveva alcun dubbio sulla sfericità della terra, tanto da scrivere: “Chiamiamo la terra un globo, non come se la forma di una sfera possa esprimere diversità da pianure e montagne, ma perché se tutte le cose sono racchiuse in un contorno, allora la circonferenza della terra raffigurerà un globo perfetto… In verità si tratta di una sfera posta al centro dell’universo; nella sua ampiezza è come un cerchio, e non circolare come uno scudo, ma piuttosto come una palla, e si estende dal suo centro con perfetta rotondità su tutti i lati“. Sferica quindi e non rotonda e piatta!

Accade assai spesso che, riguardo alla terra, al cielo, agli altri elementi di questo mondo, al moto e alla rivoluzione o anche alla grandezza e distanza degli astri, intorno alle eclissi del sole e della luna, al ciclo degli anni e delle stagioni, alla natura degli animali, delle piante, delle pietre e di tutte le altre cose di tal genere, anche un pagano abbia tali conoscenze da sostenerle con ragionamenti indiscutibili e in base ad esperienza personale. Orbene, sarebbe una cosa assai vergognosa e dannosa e da evitarsi a ogni costo, se quel pagano sentisse quel tale parlare di questi argomenti conforme – a suo parere – al senso delle Scritture cristiane dicendo invece tali assurdità che, vedendolo sbagliarsi – come suol dirsi – per quanto è largo il cielo, non potesse trattenersi dal ridere“.

(Sant’Agostino, De Genesi ad litteram)

In modo analogo il De sphaera mundi, noto anche semplicemente come De sphaera (che potete sfogliare qui in copia digitale), di Giovanni Sacrobosco mostra chiaramente che nel 1230 l’idea di una terra piatta era inconcepibile, così come numerose opere ci mostrano che all’epoca di Galileo e del suo processo (che non è legato alla forma della terra come a volte capita di leggere) la sfericità della Terra era un fatto ammesso e trasmesso senza opposizione anche dalla Chiesa.

Le pagine di La terra piatta sono quindi interessanti non solo perchè ci forniscono documenti, testi e suggerimenti di lettura per capire l’origine di questo mito, ma anche perchè ci aiutano a riflettere sulle cause della longevità di questa fantasiosa proposta, così come di altre simili idee, accomunate dal fatto di fondare il proprio successo su distorsioni cognitive e falsificazioni storiche. Mettere ordine su questo mito può aiutarci quindi a capire meglio anche il modo in cui hanno iniziato a circolare e ancora circolano errori palesi in una epoca in cui le post-verità, le verità alternative o le verità nascoste (o presunte tali) imperversano in molti canali. 

Non solo l’idea che nel Medioevo si credesse che la terra fosse piatta è storicamente falsa, ma dipende da una manipolazione della storia delle scienze e soprattutto delle coscienza e contribuisce a una visione miseramente lineare e teleologico dello sviluppo delle civiltà(…) Basta aprire un libro di astronomia del Medioevo, tra i tanti che l’era digitale ha reso molto facilmente accessibili“.

(Giacomotto-Charra e Nony, La terra piatta)

Fu, ad esempio, lo scrittore americano Washington Irving che nel 1828 in La vita e i viaggi di Cristoforo Colombo diede forma a “un Colombo completamente inventato, eroe della scienza empirica, ardito esploratore, razionale, uomo del progresso, in conflitto con i bigotti religiosi spagnoli ciecamente terrapiattisti“. Poi nel 1864 l’inglese Samuel Birley Rowbotham diede alle stampe Astronomia Zetetica, in cui la terra non era un globo, ma un piano delimitato esternamente da una parete di ghiaccio. Nel 1885 fu la volta di William Carpenter, che in Cento prove che la Terra non è un globo riteneva determinante il fatto che, sulla base di testimonianze riferite dagli aeronauti, dall’alto non era possibile vedere la curvatura terrestre. Vale qui la pena fare notare che all’epoca le massime quote raggiunte non erano per nulla sufficienti a percepire a occhio nudo la curvatura della superficie anche solo per evitare che altri intrepidi terrapiattisti costruiscano razzi a casa propria con cui trovare la morte cercando di svelare una presunta verità nascosta.

La storia della scienza come antidoto ai falsi miti

Analizzare oggi la genesi di questa idea è interessante da un punto di vista storico, ma ci può anche servire per pensare e riflettere sul modo in cui la scienza è percepita e raccontata. Da un punto di vista storico è, infatti, evidente che questa idea non solo è falsa, ma viene spesso usata per costruire una narrazione del medioevo volutamente distorta al fine di aumentare il valore di ciò che abbiamo ora. Effettivamente pensare che il primo a dare ampia visibilità a questa proposta è stato l’inglese Samuele Birley nel 1864 potrebbe non farci piacere, abituati come siamo a vedere nell’Ottocento il trionfo della scienza moderna sperimentale.

Interessante è inoltre il rapporto tra scienza e fede che gli autori propongono per ricordarci che, sebbene sia indubbiamente vero che per molto tempo la scienza abbia dovuto svilupparsi all’ombra delle religione, è bene ricordare che l’ateismo di uno scienziato non è garanzia del suo lavoro. Nel complesso quindi di pagina in pagina verrete guidati a riflettere sul fatto che ciò di cui si deve diffidare sono i costrutti ideologici che entrano in gioco nella riscrittura della storia della scienza. Così come accaduto per Darwin, anche Galileo e Cristoforo Colombo divengono quindi figure utili come paladini dall’anti-cristianità e del trionfo dei saperi acquisiti tramite l’esperienza rispetto al dogmatismo, a costo anche di modificarne la storia.

L’elaborazione del mito della terra piatta si consolida progressivamente all’interno di altre costruzioni favolose (…) di esploratori e scienziati ai quali venne attribuito il presunto merito di aver restituito alla Terrà quella sfericità che la Chiesa le avrebbe negato per circa un millennio“.

(Giacomotto-Charra e Nony, La terra piatta)

In attesa del prossimo raduno di terrapiattisti (i cui partecipanti arriveranno certamente da tutti e quattro gli angoli della Terra!), La terra piatta di Giacomotto-Charra e Nony diventa infine una splendida occasione per ragionare sul sempre più diffuso rifiuto del principio di autorità e con esso del sapere scientifico condiviso. Non a caso, infatti, molti terrapiattisti (che sono spesso anche creazionisti) vedono nel sapere scientifico uno strumento di controllo dell’opinione pubblica, da cui alcuni “illuminati” si sottraggono. Un sapere alternativo, però che di fatto supporta un principio di verità centrato sul singolo individuo e sulla sua verità individuale. 
Pikaia da tempo racconta non solo le più recenti scoperte sull’evoluzione biologica, ma anche le più interessanti analisi storiche, perché la dimensione storica è una intrinseca componente della biologia evoluzionistica. La terra piatta ci aiuta a riflettere sul modo in cui la storia della scienza ci può aiutare a evitare errori nella narrazione che della scienza facciamo, perché la storia della scienza non il riassunto delle sciocchezze di cui, per costruire il mondo moderno, è stato necessario sbarazzarsi. Semmai dobbiamo sbarazzarci di ciò che ci ha indotto a cadere in colossali equivoci.

La storia della scienza – scrivono Giacomotto-Charra e Nony – ha il merito di rendere possibile una riflessione di tipo epistemologico e filosofico sulla nostre stesse costruzioni. (…) Piuttosto che farci beffa di coloro che credevano che la Terra fosse piatta, sarebbe indubbiamente più salutare interrogarci sulle autentiche radici del mito e di quello che rivela sulle nostre società“. Un approccio che potrebbe essere utile anche per chi si interessa di evoluzione biologica, dato che in modo ricorrente si palesano persone (talvolta anche con posizioni di rilievo) che negano l’evoluzione, rendendo necessario difenderla dagli attacchi dell’ignoranza… risultato che forse può essere ottenuto anche raccontandone meglio la storia.