The Mountain Touch. Al Muse un viaggio nella natura che cura

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Mostra temporanea a cura di Andrea Lerda, da un progetto del Museo Nazionale della Montagna. Fino al 17 novembre 2024, al MUSE – Museo delle Scienze di Trento

17 artiste/i e le opere da loro realizzate in dialogo con contenuti scientifici. Due musei uniti, per raccontare attraverso l’arte e la scienza l’associazione tra buona salute e connessione con la natura. È il tema esplorato attraverso l’esposizione The Mountain Touch inaugurata al MUSE – Museo delle Scienze di Trento il 27 luglio 2024. La mostra “The Mountain Touch” è un progetto arte scienza prodotto dal Museo Nazionale della Montagna di Torino e a cura di Andrea Lerda, che nell’edizione trentina si arricchisce nuove opere d’arte e nuovi di contenuti scientifici.

Arte e scienza per una nuova alleanza con la natura. The Mountain Touch offre stimoli visivi di carattere artistico e al contempo introduce una serie di temi e di ricerche scientifiche attuali, relativi alle implicazioni positive e negative nella relazione tra umano, montagna e natura in senso più ampio. Tutte le opere in mostra sono legate alla montagna e, più in generale, alla natura, alcune in modo più diretto e su un piano iconografico, altre in maniera indiretta ma pur sempre strettamente puntuale rispetto al tema che l’esposizione esplora e approfondisce.

La mostra ha origine da una serie di evidenze emerse in relazione alla crisi climatica in corso e al periodo pandemico. In risposta alla perdita di biodiversità e al progressivo degrado degli ambienti naturali, si va infatti affermando una crescente consapevolezza che il nostro benessere fisico e mentale sia strettamente legato a quello del nostro pianeta.

L’esposizione prova a offrire una panoramica dei principali temi di ricerca e apre a una serie di interrogativi come, ad esempio, quale impatto potrà avere la devastazione ambientale in corso sulla nostra salute o come ricorrere all’ecoterapia per far fronte all’eco alienazione.

“L’impatto positivo della montagna e della natura sulla sfera biologica e quella psicologica dell’essere umano, dev’essere un concetto evocato sul piano teorico dalla mostra ma anche un’esperienza concreta, che ogni spettatore può vivere e percepire durante la visita” – spiega Andrea Lerda, curatore della mostra. “Pur nella consapevolezza che il contesto espositivo non può in alcun modo essere comparato allo stare fisicamente in montagna e in natura, le opere costituiranno un link diretto con l’esterno e attiveranno degli “stati di benessere” in grado di agire sulla coscienza e conoscenza delle persone”.

CARATTERISTICHE DELLA MOSTRA E DEL PERCORSO ESPOSITIVO

La natura delle opere incluse nel progetto possiede un forte carattere esperienziale e la scelta curatoriale è quella di offrire ai visitatori una serie di lavori installativi che riescano ad attivare una partecipazione multisensoriale ed emozionale da parte di chi vive l’esperienza espositiva.

Attraverso lavori video, installazioni sonore, interventi site specific, ma anche fotografia, opere su carta e altro ancora, la materia naturale sarà elemento centrale, presente fisicamente ed evocato grazie ai linguaggi della creatività contemporanea.

In The Mountain Touch arte e scienza offrono la possibilità di vivere e di osservare la relazione con il mondo naturale attraverso uno sguardo inedito. Ogni opera è accompagnata da una narrazione scientifica in grado di fornire al visitatore contenuti di natura tecnica, pur mantenendo un linguaggio leggibile e divulgativo. La scienza trova nel dialogo con la creatività contemporanea un alleato per raccontare le dinamiche celate nei meccanismi biologici della natura e il percorso espositivo si pone come obiettivo quello di rendere maggiormente consapevoli le persone del profondo legame che esiste con l’organismo natura nel quale siamo immersi, identificando l’esperienza dello “stare” in montagna e quella dello “stare” in natura, come occasioni mediante le quali ogni essere umano sviluppa e alimenta il proprio senso di empatia e di ecologia verso il mondo.

GLI EVENTI COLLATERALI: Feel the MountainTouch

La mostra sarà occasione anche per una serie di eventi collaterali accorpati sotto il titolo di “Feel the Mountain Touch. Attività in natura e visita alla mostra”, quattro giornate per toccare con mano i temi della mostra e riconnettersi con la natura: alla mattina, un’esperienza sul territorio in compagnia di esperte ed esperti; nel primo pomeriggio, visita guidata alla mostra.

Domenica 28 luglio 2024, dalle 9.30 alle 12
La rivoluzione del tempo profondo

A cura di Marzia Migliora, artista in esposizione nella mostra The Mountain Touch, affiancata da Luca Stefenelli, Accompagnatore di Media Montagna.

Una conversazione con l’artista durante un’escursione guidata nella località “Le Grave”, sul monte Calisio. Le caratteristiche del territorio saranno gli spunti che attiveranno i racconti che l’artista ha selezionato a partire dalle tematiche del paesaggio.

Sabato 3 agosto 2024, dalle 10 alle 12
Officina verde, un cammino tra il benessere vegetale

A cura di MUSE.

Curative, commestibili o addirittura velenose, tra le 400.000 piante presenti sulla Terra molte sono le specie spontanee impiegate nella storia umana, ma tutte sono delle vere e proprie officine di principi attivi. Scopriremo attraverso una passeggiata di riconoscimento le principali specie officinali montane, partendo dalla loro osservazione e descrizione per arrivare alle modalità di raccolta consapevole. Il cammino si snoderà tra le officinali all’interno del Giardino Botanico Alpino Viote e consentirà di avere un’esperienza diretta sull’uso di alcune piante incontrate.

Domenica 11 agosto 2024, dalle 9.30 alle 12.30
Immergersi nella nostra natura. Una sintonia sottile attraverso l’ascolto e un contatto profondo con Sé

A cura di Simone Salvagnin, atleta paralimpico e viaggiatore, affiancato dall’Accompagnatore di Media Montagna Davide Ferro. In collaborazione con Montura.

Attraverso racconti, suggestioni e esercizi in natura, prendiamo contatto con le nostre percezioni, ascoltando la natura in una sorta di stato meditativo dove le sensazioni ci guidano a tracciare la nostra rotta.

Sabato 17 agosto 2024 dalle 10.30 alle 12.30
Bagno di Foresta

A cura di Anna Molinari di Eco Selvatica.

Un momento di incontro per fare prevenzione in movimento e favorire attraverso l’immersione in foresta pratiche di rilassamento che spaziano dalla Mindfulness alla camminata consapevole, dallo Yoga al Qi Gong, dalla respirazione completa a piccole attività sensoriali di attenzione e contatto profondo con gli abitanti del Giardino e con gli altri partecipanti.

CONTENUTI SCIENTIFICI IN BREVE

MONTAGNA E SALUTE

l nostro cervello intrepreta le differenti lunghezze d’onda della luce visibile come colori. Nella vita quotidiana, siamo abituati ad associare ai colori importanti informazioni sull’ambiente che ci circonda: per esempio, se vediamo una bacca rossa siamo portati a pensare che sia velenosa e pericolosa per la nostra salute.

Ma i colori sono anche capaci di scatenare emozioni e condizionare il nostro umore e stato di benessere. In particolare, i colori “freddi” (come verde e blu) inducono un effetto rilassante, che comporta dei veri e propri cambiamenti fisiologici.

Si modificano infatti la pressione sanguigna, la frequenza cardiaca ed il funzionamento del sistema immunitario. Ma ancora più evidenti sono gli effetti sulla salute mentale: stare immersi nel verde scatena sensazioni di felicità e benessere, mentre riduce ansia e depressione, modificando i livelli di neurotrasmettitori, ormoni e molecole responsabili dello stress.

Marina Boido e Alessandro Vercelli

Neuroscience Institute Cavalieri Ottolenghi, Università degli Studi di Torino

NEVE E GHIACCIAI: FORME, FUNZIONI, VULNERABILITÀ

Le coperture nevose e i ghiacciai, dalle calotte polari ai piccoli ghiacciai montani, svolgono un ruolo fondamentale per l’equilibrio climatico del pianeta. Da un lato, neve e ghiacciai rappresentano una grande riserva di acqua dolce, consentendo il rilascio graduale dell’acqua piovana, prevenendo disastrose alluvioni e assicurando un approvvigionamento idrico costante durante tutto l’anno. Dall’altro, l’elevato potere riflettente (albedo) delle coperture nevose e dei ghiacciai rispetto alla radiazione solare, influenza la temperatura sul nostro pianeta. La diminuzione delle superfici ricoperte da neve e ghiacci determina quindi un maggiore assorbimento delle radiazioni, accelerando il processo di riscaldamento globale. Questi elementi naturali sono tra gli elementi più sensibili ai cambiamenti climatici. Il ritiro e la scomparsa sia della neve che di interi apparati glaciali, stanno avvenendo in modo molto repentino, con processi che ormai si misurano sull’orizzonte dei pochi decenni o perfino di pochi anni.

Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

LA MONTAGNA SENTINELLA

    Oltre ad essere dispensatrice di risorse insostituibili, dalle specie forestali più resilienti, come l’abete bianco, alle acque più pure, fino a piante e frutti ricchi di proprietà medicinali, la montagna ha anche un ruolo centrale come custode e sentinella del clima e dell’ambiente.

    Custodisce infatti un serbatoio di conoscenze immenso, inscritto ad esempio nel patrimonio genetico delle foreste montane e nella lunga memoria del ghiaccio. Le analisi di questi ambienti permettono infatti una lettura storica dell’ambiente e delle sue trasformazioni, passate e in corso, aiutando così a cogliere in anticipo i segnali di cambiamento del clima e ad adottare le misure per mitigarne le conseguenze.

    In quest’ottica, accanto allo studio e all’analisi del passato, sono importanti le iniziative di monitoraggio ambientale continuo attraverso reti di stazioni di alta quota, nel tentativo di cogliere in anticipo le dinamiche delle trasformazioni in corso.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    LA SALVAGUARDIA DEL PAESAGGIO SONORO

    I suoni della natura e i paesaggi sonori naturali sono sempre più riconosciuti come determinanti del recupero psicologico e del benessere in senso più ampio.

    Recenti studi mostrano che, in situazioni di laboratorio in cui si isolino gli input sensoriali (visivi e uditivi), gli stimoli uditivi siano addirittura più efficaci rispetto all’esposizione ai soli stimoli visivi.

    Il suono del vento tra le foglie, dell’acqua che scorre, il canto degli uccelli, il ronzio delle api e gli altri suoni naturali favoriscono il rilassamento e sono in grado di alleviare lo stress e l’ansia, migliorando alcuni parametri fisiologici come il livello di conduttanza cutanea, la frequenza e la variabilità della frequenza cardiaca.

    L’effetto del contesto sonoro sulla salute emerge, in negativo, anche dalle ricerche che indagano sui danni dovuti all’esposizione prolungata al rumore. In questo senso, le ripercussioni a lungo termine possono riguardare sia il livello di funzionalità uditiva sia su diverse funzioni mentali come attenzione e memoria, contribuendo a condizioni di stress e quindi aumentando rischio di malattie cardiovascolari.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    CONNESSIONI ECOSISTEMICHE, FORESTE E ABITUDINI ALIMENTARI

    Le foreste sono una fondamentale rete che interconnette gli ecosistemi terrestri, garantendone la stabilità e la capacità di dispensare i loro servizi ecosistemici, tra cui quello di regolazione del clima. La deforestazione, la riduzione delle foreste naturali e non gestite e la frammentazione dei relativi habitat rappresentano, al contrario, una pericolosa minaccia alla tenuta di questa rete imprescindibile.

    Se la complessità degli equilibri naturali non permette soluzioni semplici, la transizione della dieta umana dalle proteine animali a quelle vegetali può giocare un ruolo attivo nella ripresa degli ecosistemi forestali. La ripresa di questi mitiga a sua volta gli effetti del cambiamento climatico, grazie alla regolazione nel ciclo dell’acqua e al ruolo specifico nella regolazione dei gas serra.

    Inoltre, modificare le abitudini alimentari e salvaguardare le interconnessioni forestali a livello globale, riduce, anche il consumo di suolo.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    DEFICIT DI NATURA

    Nei paesi ad alto reddito, le persone trascorrono l’80-90% del tempo in spazi chiusi, svolgendo attività sedentarie, e passando in media 6-8 ore ogni giorno davanti agli schermi di cellulari e altri dispositivi.

    L’abbandono o la drastica riduzione del tempo trascorso all’aperto sono avvenuti in tempi molto brevi.

    Sempre più evidenze scientifiche mostrano una relazione tra la scarsa esposizione alla natura, o “deficit di natura”, e l’aumento della depressione, dell’ansia e anche di malattie cardiovascolari e metaboliche.

    Di converso, i benefici psico-fisiologici della frequentazione e permanenza in ambienti naturali sono oggetto di interesse scientifico, non solo per le ricadute a livello sanitario, ma anche per quelle sul comportamento sociale. Vari studi sono inoltre focalizzati sull’importanza del contatto con spazi verdi durante le fasi di crescita dei bambini, tema in prospettiva essenziale per promuovere il miglioramento delle abilità cognitive, emotive e sociali dei futuri adulti.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    CHE COS’È LO SHINRIN-YOKU / FOREST BATHING?

    Shinrin in giapponese significa “foresta” e yoku significa “bagno”. Quindi shinrin-yoku significa immergersi nell’atmosfera della foresta o assorbire la foresta attraverso i nostri sensi.

    In Giappone, a partire dal 2004, sono stati condotti studi sistematici volti a indagare gli effetti di questa pratica sulla salute umana ed è nata una nuova scienza medica chiamata Medicina Forestale.

    È stato scientificamente riscontrato che il Forest Bathing/Shinrin-Yoku (terapia forestale) produce una serie di effetti benefici sulla salute umana: potenzia ad esempio la funzione immunitaria, incrementando l’attività dei natural killer (NK) umani e suggerendo un effetto preventivo sui tumori; riduce gli ormoni dello stress; migliora il sonno; ha un effetto preventivo sulla depressione e sull’ipertensione.

    Qing Li, MD, PhD

    Professore alla Nippon Medical School, Vicepresidente e segretario generale della General of International Society of Nature and Forest Medicine (INFOM) Presidente della Japanese Society of Forest Medicine

    I BENEFICI DELLA “NATURA MEDIATA”

    Negli ultimi decenni diversi studi hanno dimostrato che anche la sola visualizzazione di elementi naturali, attraverso una finestra con affaccio sul verde o mediata da foto, video e ambienti virtuali, può fornire effetti rigeneranti e benefici sui livelli dell’umore e sulla riduzione dello stress. Se la vista sugli alberi da una stanza di ospedale induce una maggiore tolleranza al dolore e un miglior decorso ospedaliero, una foresta dipinta sui muri di un reparto pediatrico ha effetti migliorativi su alcuni parametri fisiologici dei piccoli pazienti.

    Questo tipo di esposizione indiretta e più o meno tecnologica non può certamente riprodurre gli effetti della natura reale, ed esclude molti importanti vantaggi dell’immersione nei boschi.

    Le tecnologie “immersive” virtuali potrebbero tuttavia essere importanti per il miglioramento del benessere di persone per le quali il contatto diretto con la natura non è possibile o risulta pericoloso. Questo vale ad esempio per soggetti con disabilità fisiche o in situazioni di allettamento, ma anche per alcune forme di disturbi mentali.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    LA CRISI CLIMATICA

    Una delle sfide più grandi del nostro tempo, desta sempre maggiore inquietudine e preoccupazione. In psicologia e nelle scienze sociali, queste reazioni emotive sono state analizzate come espressione del fenomeno dell’eco-ansia.

    È una sensazione complessa, che nasce dalla percezione di un futuro sempre meno sostenibile che crea incertezza. Paura, preoccupazione, senso di colpa e angoscia sono solo alcune delle emozioni associate all’eco-ansia. Molti studi empirici hanno dimostrato che può avere grosse ripercussioni sulla salute mentale soprattutto tra i più giovani (18-35 anni), sulle donne e in quei paesi del sud globale già esposti in maniera significativa alle catastrofi ambientali.

    Nel corso di una ricerca condotta da Eurac Research insieme all’Istituto provinciale di statistica ASTAT sono state analizzate le reazioni emotive della popolazione altoatesina rispetto al cambiamento climatico. I risultati parlano chiaro: il 70% del campione ha dichiarato di avere paura, l’80% di provare preoccupazione, il 39% sensi di colpa e il 67% una sensazione di impotenza. La popolazione altoatesina è preoccupata, in particolare, per i rischi correlati a siccità, scarsità d’acqua e alluvioni.

    Ilaria De March, Felix Windegger, Christoph Kircher

    Center for Advanced Studies, Eurac Research – Bolzano (BZ)

    L’ARIA COME EROS E THANATOS

    Lo spostamento di masse d’aria che dà origine al vento è dovuto principalmente alle differenze di pressione presenti sulla superficie terrestre, in primis causate dalle differenze di insolazione e dunque di temperatura, sia al suolo che lungo la colonna atmosferica. L’aria si sposta sempre dalle aree di alta pressione a quelle di bassa pressione, generando il vento.

    A condizionare questa dinamica, oltre all’insolazione, vi è un ulteriore importante elemento regolatore: la presenza di grandi distese forestali. La condensazione del vapore acqueo traspirato dalle foreste costiere favorisce la formazione di aree di bassa pressione che a loro volta “aspirano” l’aria dall’oceano, trasportando l’umidità fino a enormi distanze, portando la pioggia in zone che altrimenti sarebbero semi-desertiche.

    Gli alberi, inoltre, arricchiscono l’aria di composti bioattivi, in particolare alcuni terpeni per i quali esistono ampie evidenze scientifiche sugli effetti benefici per la salute umana. La presenza nell’aria di inquinanti è conseguenza diretta del nostro stile di vita: a livello globale, oltre il 90% delle persone respira aria che non rispetta gli standard dell’Organizzazione Mondiale della Salute (OMS).

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    VEDERE LA NATURA

    Gli stimoli visivi che provengono dagli ambienti naturali vengono elaborati dal cervello umano con un minimo sforzo, in modo molto più immediato rispetto a quanto non accada per gli stimoli derivanti dagli ambienti artificiali. È quanto emerge da svariati studi nel campo delle neuroscienze e della psicologia cognitiva.

    È come se fossimo “programmati” per processare facilmente forme, colori, luci nell’ambiente naturale, che è stato il nostro habitat per gran parte della storia umana. Il basso livello di carico cognitivo richiesto, ovvero la cosiddetta “fluidità percettiva”, ci trasmette di fatto una sensazione di rilassamento.

    La risposta del nostro cervello agli input visivi presenti negli ambienti naturali è quindi uno degli elementi alla base del benessere psico-fisico che sperimentiamo quando ci troviamo nella natura.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    1. RESPIRARE IL BOSCO

    L’apparato respiratorio umano consente gli scambi gassosi tra l’ambiente esterno e l’organismo, innanzitutto rifornendo le cellule di ossigeno e liberando anidride carbonica.

    Oltre all’ossigeno e all’azoto, principali componenti dell’atmosfera, respiriamo un miscuglio di gas, vapore acqueo e particelle solide e liquide di vario tipo e in concentrazioni variabili, che influenzano il nostro stato di benessere e di salute.

    Non solo inquinanti, ma anche sostanze benefiche: è il caso dei BVOC, Composti Organici Volatili Biogenici emessi nell’atmosfera dalle piante e dal suolo, che, inalati, producono effetti significativi e intensi sia sulla salute mentale, attraverso un’azione ansiolitica, sia sulle vie respiratorie mediante un’azione antinfiammatoria. A livello sistemico, i BVOC possono svolgere un’importante funzione di rinforzo del sistema immunitario.

    Gli ecosistemi forestali rilasciano grandi quantità̀ di queste sostanze, contribuendo a rendere le foreste ambienti terapeutici, in grado di migliorare significativamente la salute e il benessere psico-fisico delle persone.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    1. AMBIENTAZIONI ARTIFICIALI, SALUTE MENTALE E SOLUZIONI NATURALI

    La migrazione della popolazione umana dalle zone rurali a quelle urbane è un fenomeno relativamente recente che non sembra destinata a fermarsi: secondo le Nazioni Unite entro il 2030 il 60% delle persone risiederà in città. L’esposizione a fattori di stress ambientale come il traffico, il rumore e l’inquinamento atmosferico, che influenzano il benessere psicofisiologico, è uno degli aspetti problematici di questo cambiamento. In aggiunta, chi risiede in aree urbane ha meno esperienze di contatto e frequentazione con l’ambiente naturale, ed è quindi meno esposto ai suoi effetti benefici e riparatori.

    I disturbi alla salute mentale rappresentano un problema crescente soprattutto nelle aree urbane. Lo sviluppo e la diffusione delle pratiche “nature-based”, riconosciute valide dal punto di vista sanitario, associata al potenziamento delle aree verdi nelle città, offre in prospettiva una grande opportunità per l’adozione di pratiche preventive e terapeutiche a basso costo ed accessibili a tutti.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    1. BIODIVERSITÀ MONTANA

    Le differenze di altitudine e l’isolamento geografico sono tra i fattori che rendono le montagne importanti centri di diversificazione e “hotspot” di biodiversità, con una grande varietà ecologica degli habitat, anche in aree tra loro vicine.

    Oltre alla varietà, le condizioni ambientali estreme tipiche dell’ambiente montano favoriscono la sopravvivenza di specie particolarmente resistenti e in grado di reagire agli stress.

    L’elevata radiazione solare, ad esempio, stimola le piante a produrre grandi quantità di composti antiossidanti, per ridurre i danni ossidativi provocati dai radicali liberi alle cellule e ai tessuti vegetali.

    È anche per questo motivo che le specie vegetali di montagna contengono spesso delle concentrazioni di composti antiossidanti più elevate rispetto a quella di pianura e collina, che le rendono estremamente interessanti in campo medico.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    1. LA RAGNATELA DELLA VITA

    L’acido tartarico è una delle tante molecole bioattive prodotte o rielaborate dalle piante, per regolare e adattare le interazioni con l’ambiente che le circonda, soprattutto con finalità protettive rispetto a stress biotici o abiotici. Questi metaboliti secondari vengono suddivisi in tre gruppi principali: fenoli, terpeni e alcaloidi, che esercitano anche funzioni fondamentali per la salute del nostro organismo.

    L’acido tartarico, particolarmente abbondante nell’uva, ha proprietà antiossidanti, regolatorie del pH e preservanti, per le quali è ampiamente usato nel comparto alimentare ed enogastronomico, ed è assunto quale standard nei sistemi di analisi dell’acidità dei liquidi alimentari. Trova anche impiego nell’industria chimico-farmaceutica e cosmetica, ed è quindi un elemento che ritroviamo in tantissimi prodotti che consumiamo quotidianamente.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    LE FORESTE PER LA STABILITÀ DEL CLIMA

    In natura, molti elementi viventi e non viventi, apparentemente molto diversi fra loro (come marmo e conchiglie), sono costituiti da un componente principale, il carbonato di calcio, che ne determina le proprietà e la vulnerabilità all’ambiente esterno.

    Infatti la pietra, che nel nostro immaginario collettivo è eterna, in realtà può disciogliersi, fessurarsi, polverizzarsi. Tuttavia, il carbonato può essere trasformato in un altro materiale, il fosfato di calcio (o idrossiapatite), il minerale che costituisce le ossa dei vertebrati, che è insolubile ed è in grado di restituire coesione a materiali degradati. Per questo negli anni, la ricerca si è focalizzata su diverse strategie per effettuare questa trasformazione e conservare la pietra.

    Le stesse strategie, poi, possono essere usate per un fine completamente diverso. Come il marmo, anche le conchiglie sono costituite da carbonato e possono essere trasformate in idrossiapatite, in questo caso con l’obiettivo di “ingannare” le cellule del nostro corpo, per indurlo a ripararsi, sfruttando la loro capacità di trasformare in osso qualsiasi materiale che ad esso somigli per composizione ed architettura.

    Gabriela Graziani

    Dipartimento di Chimica, Materiali e Ingegneria Chimica “Giulio Natta”, Politecnico di Milano

    1. SUPERFICI NATURALI ED EFFETTI ANTISTRESS

    Il tatto ha una chiara precedenza sulla vista e sull’udito nello sviluppo prenatale e le prime sensazioni che sperimentiamo alla nascita sono tattili. La funzione tattile è alla base della percezione del nostro corpo e del mondo esterno. Anche se gli studi in questo ambito non sono numerosi, alcune ricerche concordano nell’attribuire al tocco di materiali naturali, in particolare legnosi, effetti positivi sul sistema nervoso parasimpatico, al contrario di quanto accada con altri materiali, artificiali e non (dalla plastica al marmo). Siamo fin da bambini consapevoli delle diverse sensazioni che possiamo ricavare dal contatto con materiali diversi, a seconda delle loro caratteristiche in termini di ruvido/liscio, duro/soffice, appiccicoso/scivoloso, umido/secco, caldo/freddo e altre.

    Aldilà della piacevolezza percepita, alcuni studi hanno trovato che toccare il legno causa variazioni fisiologiche significative, sia a livello di attività cerebrale che sull’attività nervosa autonoma. Anche l’esplorazione tattile e il contatto con materiali naturali sembrano quindi contribuire all’effetto rilassante che ricaviamo dall’essere immersi in ambienti forestali.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    1. L’OLFATTO, IL “SENSO PRIMORDIALE”

    Grazie alla presenza di neuroni sensoriali olfattivi, gli stimoli odorosi presenti in un ambiente vengono trasmessi direttamente alla corteccia cerebrale, senza la mediazione del talamo, come avviene per gli altri sensi.

    Le aree cerebrali che vengono sollecitate dagli odori fanno parte del sistema limbico e sono strettamente legate all’elaborazione delle emozioni e della memoria. Questo spiega perché l’olfatto abbia un effetto così veloce sulla modulazione della risposta emotiva e sia il più efficace fra i sensi nell’evocazione dei ricordi.

    Queste funzioni, associate alla percezione di piacevolezza di alcuni stimoli olfattivi, agiscono a livello più generale sull’umore e sulla qualità della vita. Le molecole emesse dai fiori, delle piante, della terra bagnata dalla pioggia (“petrichor”) e di altri elementi naturali (geosmina), quando percepite in modo cosciente dal nostro sistema olfattivo e classificate come “odoranti” e profumate, possono dunque ingenerare emozioni profonde, in grado di agire sul rilassamento e sul benessere complessivo.

    Francesco Meneguzzo, Federica Zabini

    Istituto per la BioEconomia, CNR – Sesto Fiorentino (FI) CAI Comitato Scientifico Centrale

    Per maggiori informazioni

    https://www.muse.it/eventi/mostra-the-mountain-touch-2024/