Stupido come un pesce?

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Quando si parla di intelligenza, mammiferi e uccelli da sempre rubano la scena: Stupid as a Fish? (Springer, 2024) cerca di coprire il vuoto di conoscenza nei confronti di questo grande gruppo che chiamiamo “pesci”.

Titolo: Stupid as a Fish?: The Surprising Intelligence Under Water

Autore: Horst Bleckmann

Anno edizione: 2024

Editore: Springer

Formato: Ebook

Nel 2023 un pesce ha superato il test dello specchio. Il Labroides dimidiatus, un pesce marino che libera altri pesci dagli ectoparassiti e dalla pelle morta o infetta, è stato in grado di riconoscere che l’immagine che vedeva di fronte non era uno sfidante, un possibile partner sessuale oppure un pesce curioso o di passaggio, ma rappresentava se stesso. Un evento incredibile. Pochi esseri viventi sono in grado di riconoscersi allo specchio: le gazze, i delfini, gli elefanti, le scimmie e ovviamente gli esseri umani di età superiore ai 2 anni di età. Ora si aggiunge un pesce. Quindi anche i pesci, o perlomeno alcuni di essi, sono coscienti?

Quando si parla di intelligenza, mammiferi e uccelli da sempre rubano la scena: Stupid as a Fish? (Springer, 2024) cerca di coprire il vuoto di conoscenza nei confronti di questo grande gruppo che chiamiamo “pesci”. L’autore, il professore di zoologia Horst Bleckmann, comincia dai sensi dei pesci, sia cartilaginei e ossei. Il loro mondo sensoriale è differente da quello di una persona o di un uccello. Anche i pesci sentono gli odori e percepiscono i gusti, vedono gli oggetti, le piante e gli altri animali, e hanno il senso del tatto, ma il tutto succede mentre “volano” in un fluido con proprietà uniche: l’acqua. Attraverso uno speciale organo, la linea laterale, percepiscono altri pesci o animali che si muovono a distanza, una sorta di tatto senza tocco mediato dal movimento dell’acqua, regolano la propria posizione nello spazio, sentono i suoni e i rumori, possono rilevare deboli campi elettrici e sono in grado di percepire i campi magnetici.

Per finire viene illustrata la capacità di provare dolore dei pesci, un argomento degno di nota alla luce delle innumerevoli quantità di pesci catturate annualmente per sfamare Homo sapiens e lasciate morire prima delle operazioni di processamento, con la giustificazione che i pesci non potrebbero consciamente provare dolore perché non possiedono una corteccia cerebrale. Bleckmann prosegue presentando la struttura anatomica del sistema nervoso centrale di un pesce, soffermandosi sulle somiglianze e sulle differenze con i mammiferi e con gli uccelli. Terminata la lunga rassegna dei sensi di un pesce osseo o cartilagineo e del suo sistema nervoso, si passa al comportamento, soffermandosi anche sui comportamenti altruistici dei pesci e sul perché si siano evoluti. Eccoci, quindi, alle prese con la selezione di gruppo e la selezione di parentela, due teorie che cercano di spiegare perché esiste l’altruismo.

Il penultimo capitolo del libro, probabilmente il più innovativo, affronta la questione delle abilità cognitive dei pesci. Il loro cervello è piccolo e privo della corteccia cerebrale, e ai nostri occhi di mammiferi “cortecciadotati” appare ben poco differenziato. I pesci dovrebbero avere un limitato repertorio di comportamenti e capacità cognitive, eppure non è così.

Pochi esempi e comprendiamo che le dimensioni del cervello non sono tutto, e che non sono neppure determinate geneticamente. Per esempio, il cervello del comune pesce d’acquario guppy (Poecilia reticulata), per esempio, aumenta di peso quando l’animale vive in ambienti diversificati. Un impressionante elenco di esperimenti in natura e in campo dimostrano che i pesci sono in grado di riconoscere regole, orientarsi spazialmente elaborando “carte” magnetiche, che possono fissare ricordi e provare emozioni (quasi come se possedessero l’amigdala), che possono contare e, per sfidare una delle caratteristiche considerate esclusive di noi Sapiens e di pochi altri animali, utilizzare strumenti.

Gli studi più recenti riconoscono anche diverse personalità tra gli animali della stessa specie, e numerosi esperimenti lo hanno dimostrato. È possibile riconoscere una base genetica a tali differenze comportamentali tra gli esemplari? Alcuni studi su piccoli pesci parenti del più noto guppy sembrano suggerire che non conta la genetica (gli individui erano tutti cloni) o l’ambiente, ma che è il caso a regolare lo sviluppo delle personalità, in particolare durante lo sviluppo embrionale.

L’ultimo capitolo è riservato alla conservazione dell’ittiofauna: poche persone sanno che molte specie di pesci sono in pericolo. Dall’inquinamento delle acque alla costruzione di dighe e sbarramenti, dalla pesca industriale all’allevamento, dal cambiamento climatico al commercio a scopo ornamentale, dal turismo alle specie invasive l’autore passa in rassegna tutte le minacce che incombono sui pesci.

In definitiva Stupid as a Fish? è una lettura dovuta, benché a volte decisamente tecnica, per tutti coloro che vogliono approfondire con informazioni aggiornate le abilità cognitive di questi vertebrati e che non si accontentano dei pochi testi divulgativi fino a ora pubblicati.