Dalle “big five” alla sesta estinzione di massa

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In libreria una nuova edizione del best-seller “La sesta estinzione. Una storia innaturale”, di Elizabeth Kolbert

Titolo: La sesta estinzione. Una storia innaturale Autore: Elizabeth Kolbert Editore: Neri Pozza Vicenza Anno: 2024 (2° ed. ampliata, 1° 2014) Traduzione: di Cristiano Peddis e Raffaella Vitangeli Pag.: 395 Pianeta biodiverso. Ultimi 4 miliardi di anni e prossimi almeno quattro, circa. Da quando c’è vita c’è biodiversità sul pianeta. L’evoluzione non è stata né lineare né etica, rispondendo ad altri caratteri biologici e genetici, oltre che ai movimenti e alle migrazioni degli individui vitali delle varie specie, prima di altri regni, poi anche vegetali, poi anche animali, sempre più condizionate dall’invasività di alcune, da un certo momento in poi quelle umane, da un certo momento in poi e soprattutto di noi sapiens. Molto prima di noi (e dei mammiferi) sono avvenute forti restrizioni della biodiversità globale, scienziati di molte discipline concordano nel sostenere che vi sono state almeno cinque grandi estinzioni di massa. Oggi è in corso la sesta, pare che molto dipenda da noi. In precedenza, nessuna creatura ha mai alterato così tanto la vita sul pianeta, e tuttavia hanno avuto luogo altri eventi in qualche modo paragonabili, cinque appunto di natura talmente catastrofica che per loro è stata creata una categoria a parte, i cosiddetti “Big Five”. Si sta per compiere una trasformazione ancor più insolita e radicale. Dopo aver scoperto risorse sotterranee di energia, i sapiens hanno avviato un processo che modifica la composizione dell’atmosfera il quale, a sua volta, altera gli equilibri climatici e chimici degli oceani. Alcune specie animali e vegetali reagiscono spostandosi, riescono a migrare, perlopiù verso i due poli; altre si ritrovano abbandonate in ecosistemi ora con troppo poca acqua. Il tasso di estinzione cresce vertiginosamente e il modo in cui è strutturata la vita sul pianeta muta, un processo pericoloso per tutti i fattori biotici, meglio saperlo e reagire insieme. L’ottima giornalista e scrittrice statunitense Elizabeth Kolbert (The Bronx, New York, 1961) pubblicò nel 2014, dieci anni fa, un saggio di grande successo mondiale, The Sixth Extinction. Dopo un breve prologo, l’autrice struttura il testo in tredici capitoli, ognuno dei quali segue le vicende in particolare di una singola specie (nome moderno e classificazione scientifica binomiale, dall’anfibio Atelopuss zeteki e dal Mammut americanum a noi Homo sapiens), sotto certi aspetti emblematica. Le creature di cui parla nei primi quattro capitoli sono già scomparse, le servono a trattare le grandi estinzioni del passato e della complessa vicenda della loro identificazione, a partire dall’opera del naturalista francese Georges Couvier (1769 – 1832). Il quinto capitolo prende spunto dal fossile guida Dicranograptus ziczac per entrare nella seconda parte, sul presente, dichiarandoci “benvenuti nell’Antropocene”: la sempre più frammentata foresta pluviale amazzonica, un versante della cordigliera delle Ande sottoposto a un rapido surriscaldamento, i raggi esterni della Grande Barriera Corallina, questi e gli altri luoghi studiati e visitati di persona dall’autrice per documentarsi e approfondire sul campo, riportando incontri con scienziati e comunità, nella consapevolezza che sarebbe potuta andare anche altrove per trovare analoghe tracce dei cambiamenti in atto. Un capitolo è dedicato alla moria di organismi in ogni eventuale giardino di ogni casa nostra.

La riedizione contiene altri aggiustamenti e revisioni; il breve epilogo è stato scritto oggi, dieci anni dopo, e aggiorna ricerche e verifiche per ognuno dei luoghi visitati e per i dati complessivi della sesta estinzione in corso, rispetto alla quale la crisi demografica di alcuni paesi ricchi non incide. Prima o poi si decarbonizzerà, ma forse sarà troppo tardi per molti degli organismi che amiamo. Utili le foto, la scheda cronologica finale, insieme a note, bibliografia e indice analitico (segnalo il peso decisivo giustamente assegnato alle migrazioni dei sapiens).