Marco Polo, naturalista fantasioso

Marco Polo

Tra realtà e leggenda, nel Milione Marco Polo descrisse anche la natura che aveva incontrato nel suo lungo viaggio

Quest’anno ricordiamo i 700 anni dalla scomparsa di Marco Polo, morto a Venezia nel gennaio 1324. Nato nel 1254, Polo fu viaggiatore, scrittore, ambasciatore, mercante e cittadino della Repubblica di Venezia. È noto in tutto il mondo per il viaggio che intraprese nel XIII secolo, partendo insieme al padre Niccolò e allo zio Matteo dalla Serenissima e arrivando in Cina attraverso la Via della Seta, la rete di strade che univa il Mediterraneo al Celeste Impero passando per l’Asia Centrale, fino a raggiungere la corte di Kublai Khan. Marco Polo entrò nel corpo diplomatico del Gran Khan dei Mongoli come ambasciatore e venne inviato in missioni commerciali in varie parti dell’Impero mongolo per 17 anni. Il Khan lo stimava moltissimo e lo considerava come un figlio. I Polo furono autorizzati a partire nel 1292 con un’ultima missione da compiere: scortare la bellissima principessa Kokachin che doveva andare in sposa al re di Persia. Lascio al lettore l’approfondimento di questo viaggio meraviglioso! Il Milione o (Devisement dou monde) è il resoconto di questo straordinario viaggio, che durò tre anni, e del lungo soggiorno in Asia (1271 – 1292), ed è un diario pieno di notizie inedite sull’Oriente e le sue genti. Marco Polo, prigioniero dei Genovesi, lo dettò al letterato Rustichello da Pisa, autore di racconti cavallereschi, conosciuto durante il periodo di prigionia a Genova. Il Milione divenne da subito un best seller internazionale, trascritto a mano centinaia di volte, perché in Europa non era stata ancora inventata la stampa (che i Cinesi avevano già). Il libro cambiò per sempre la percezione del mondo e dei suoi confini. Riportava in forma narrativa sia descrizioni geografiche ed etnografiche, che trascrizioni di leggende locali e informazioni storiche. Ma per quello che interessa a noi il Milione contiene preziose informazioni di Geologia e Scienze Naturali. Vediamo alcune.

Geologia

Carbone
De le pietre ch’ardono

Egli è vero che per tutta la provincia del Catai àe una maniera di pietre nere, che si cavano de le montagne come vena, che ardono come bucce, e tegnono piú lo fuoco che no fanno le legna. E mettendole la sera nel fuoco, se elle s’aprendono bene, tutta notte mantengono lo fuoco. E per tutta la contrada del Catai no ardono altro; bene ànno legne, ma queste pietre costan meno, e sono grande risparmio di legna.

Il carbone è una roccia sedimentaria organogena, deriva infatti da piante sedimentate milioni di anni fa. Dato che Polo dice che la si ricava dalle montagne, tra le 4 tipologie, io propenderei per il Litantrace. Al tempo dei Polo era quasi sconosciuto in Europa, mentre in Cina se ne faceva largo uso nelle officine e nelle case. Marco lo amava molto perché scaldava gli ambienti durante la notte. Petrolio

Arminia di verso tramontana confina con Giorgens, e in queste confine è una fontana, ove surge tanto olio e in tanta abondanza che 100 navi se ne caricherebboro a la volta. Ma egli non è buono a mangiare, ma sí da ardere, e buono da rogna e d’altre cose; e vegnoro gli uomini molto da la lunga per quest’olio; e per tutta quella contrada non s’arde altr’olio.

Polo fu tra i primi occidentali a vedere il petrolio sorgere dal terreno spontaneamente, da alcuni giacimenti superficiali. Il petrolio greggio appare come un olio scuro, viscoso e infiammabile prodotto dalla decomposizione di piante e animali sepolti in antichi mari milioni di anni fa. Al tempo dei Polo il petrolio era già conosciuto in Medio Oriente e usato come medicinale, come olio da illuminazione e come ingrediente del “fuoco greco”, micidiale mistura incendiaria usata in guerra. Amianto

In queste montagne è una vena, onde si fa la Salamandra. La salamandra non è bestia, come si dice, che vive nel fuoco, ché neuno animale puote vivere nel fuoco; ma diròvi come si fa la salamandra ….Egli è vero che quella vena si cava e stringesi insieme e fa fila come di lana e questa si fila e fassine panno da tovaglie. Fatte le tovaglie, elle sono brune, mettendole nel fuoco diventano bianche come nieve; e tutte le volte che sono sucide, si pognono nel fuoco e diventano bianche come neve. E queste sono le salamandre, e l’altre sono favole!

Le antiche leggende dicevano che la Salamandra era un animale che resisteva al fuoco senza bruciare, talmente fredda da essere addirittura in grado di spegnere le fiamme!

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Aram Dulyan (User:Aramgutang), Public domain, via Wikimedia Commons

Con i suoi occhi, nelle montagne forse del Kazakistan, Polo vede una sostanza minerale che lui chiama la Salamandra, ma si tratta dell’Amianto. Dopo l’estrazione il minerale veniva ridotto in fili, usati per tessere tele bianche completamente ignifughe. Oggi in molti paesi è bandito in molti settori poiché le sue fibre quando inalate provocano gravi problemi di salute, incluso il cancro.

Sabbie che cantano
Quando l’uomo cavalca di notte per quel diserto, egli aviene questo: che se alcuno remane adrieto da li compagni, per dormire o per altro, quando vuole pui andare per giugnere li compagni, ode parlare spiriti in aire che somigliano che siano suoi compagnoni. E piú volte è chiamato per lo suo nome propio, ed è fatto disviare talvolta in tal modo che mai non si ritruova; e molti ne sono già perduti. E molte volte ode l’uomo molti istormenti in aria e propiamente tamburi.

Nell’attraversare il Deserto del Gobi, tralasciando le voci immaginarie, Marco Polo sente la sabbia produrre rumori e suoni. Questo fenomeno poco noto accade nei deserti dove la sabbia è composta da microsfere di silicio, che muovendosi producono suoni incredibili!

Botanica e Zoologia

Avete mai sfogliato un bestiario medievale? No? Allora a maggior ragione mi sento in dovere di fare questa praemissa ! I bestiari e gli erbari medievali erano libri in cui venivano descritti, con parole e immagini, animali e piante esotiche e di fantasia. Erano testi, spesso miniati, con immagini meravigliose di animali che a volte non esistevano nemmeno! Le fonti di questi testi erano spesso molto antiche, per esempio
  • l’opera greca Il Fisiologo (cioè, lo studioso della natura)
  • la Naturalis Historia di Plinio il Vecchio (Como, 23 d.C – Stabia, 25 ottobre 79)
  • Etymologiae di Isidoro da Siviglia (Cartagena, 560 d.C – Siviglia 636)
Devo dire che, mentre Plinio era un Naturalista pagano, che ho sempre apprezzato, Isidoro tentava di assegnare valori mistici e simbolici ad ogni animale. Il suo testo letto da un biologo è a dir poco esilarante … e io l’ho letto in latino! A ogni modo Marco Polo è vissuto quando bestiari ed erbari erano tra le pochissime fonti di sapere sugli organismi. Polo era naturalmente influenzato da questi testi, ma nel Milione sembra che Marco Polo si sforzi di descrivere quello che, finalmente, può vedere con i propri occhi, oltre a riferire i racconti di (presunti) testimoni oculari. Ambra grigia Nell’isola di Madegascar, si à ambra assai, perciò che in quello mare àe assai balene e capodoglie; e perché pigliano assai di queste balene e di queste capodoglie si ànno ambre assai. Da non confondere con la resina fossile. L’ambra è prodotta dall’intestino dei capodogli e utilizzata nella produzione di profumi. Viene espulsa con le feci dei cetacei. Galleggiando arriva sulle coste dell’Oceano Indiano, dove viene lasciata essiccare e poi raccolta. È sempre più rara. Incenso Sappiate che sono certi àlbori, ne’ quali àlbori si fa certe intaccature, e per quelle tacche si esce gocciole, le quali s’asodano; e questo si è lo ‘ncenso.
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Armatus1995, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons

L’origine dell’incenso è una delle “scoperte” di Polo. Con il termine ‘incenso’ si indicano specificamente le resine secrete da piante arbustive del genere Boswellia che crescono nelle regioni meridionali della penisola arabica e nelle antistanti coste dell’Africa orientale, delle quali la più ricercata è la Boswellia sacra.

Pecora di Marco Polo Durante l’attraversamento del Pamir, Polo osserva una grande pecora, che descrive con corna lunghe 1,5 m. Venne denominata Ovis ammon poli nel 1840. Si tratta di una sottospecie della pecora s
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Engraved by Gustave Mützel, Public domain, via Wikimedia Commons

Unicorni
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Hôtel de Cluny, Public domain, da Wikimedia Commons

Erano cavalli mitici, di colore bianco, con un lungo corno sul cranio. Al tempo dei Polo la leggenda era alimentata dal commercio di zanne di Narvalo, un Cetaceo che vive nel Mare Artico. Nel maschio il dente di Narvalo fuoriesce dal labbro superiore per formare una zanna in grado di raggiungere i 2,5 metri circa, il narvalo può raggiungere anche i 5 metri di lunghezza, esclusa la zanna.  La lunga zanna “a vite” era venduta come vero corno d’unicorno. Si diceva che l’unicorno venisse attratto dall’odore di una vergine e giunto al suo cospetto, le si addormentasse in grembo. Dalla descrizione di Marco Polo, si evince chiaramente che gli unicorni visti dal viaggiatore veneziano erano molto diversi da ciò che egli si aspettava! Marco Polo racconta di aver incontrato alcuni unicorni sull’isola di Giava, ma li descrive così:
“Elli hanno leofanti assai selvatichi e Unicorni, che no son guari minori d’elefanti; e’ son di pelo bufali, i piedi come di lefanti; nel mezzo della fonte ànno un corno grosso e nero. E dicovi che no fanno male con quel corno, ma co la lingua, che l’ànno spinosa tutta quanta di spine molto grandi; lo capo ànno come di cinghiaro, la testa porta tuttavia inchinata ver(s)o la terra” Ell’è molto laida bestia, né non è, come si dice diqua, ch’ella si lasci prendere a la pulcella, ma è ‘l contradio.

All’epoca non era stato ancora coniato il termine “rinoceronte”, che compare verso la fine del XV secolo, Polo usa un termine associabile all’unico animale simile da lui conosciuto dai bestiari, cioè l’unicorno. Probabilmente egli vide il rinoceronte di Giava (Rhinoceros sondaicus), oggi presente in natura solo con pochi esemplari. Il Colubre, ovvero come scambiare un alligatore per un serpente gigantesco Nel lungo viaggio durato 24 anni e riportato nel Milione, Marco polo cerca di smentire alcune leggende sul mondo orientale, ma anch’egli a volte cade in inganno. È il caso del serpente, che egli è convinto di aver incontrato nella provincia cinese di Yunnan:

E in questa provincia nasce lo grande colubre, el grande serpente, che sono sí dismisurati che ogn’uomo ne dovrebbe pigliare maraviglia; e sono molto oribile cosa a vedere. Sapiate per vero che lí vi n’à di lunghi 10 passi, e sono grossi 10 palmi: questi sono li magiori. Elli ànno due gambe dinanzi, presso al capo, e non ànno piede, salvo un’unghia fatta come di leone; lo ceffo à molto grande, lo naso magior ch’un gran pane, la bocca tale che bene inghiottirebbe un uomo al tratto, li denti grandissimi; ed è sí ismisuratamente grande e fiera, che no è uomo né bestia che nola dotti e non n’abbia paura. E ancora vi n’à de’ minore, cioè d’otto passi e di 6.

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Photo by David J. Stang, CC BY-SA 4.0, da Wikimedia Commons


Polo fa una descrizione precisa di questo animale, definendolo erroneamente Colubre, così definito etimologicamente poiché vive nell’ombra e mediante il movimento delle proprie spire, scivola lungo sentieri lubrici, ossia sdrucciolevoli.

Ciò che invece vede Marco Polo è l’alligatore cinese, detto anche Drago di fango. Questo animale compare nella letteratura cinese già nel III secolo, ma la sua descrizione ufficiale venne effettuata da Albert-Auguste Fauvel, il quale assegnò alla specie il nome di Alligator sinensis. Esso ha un colore variabile dal grigio scuro al nero ed il corpo è completamente ricoperto di placche, può raggiungere i 150 cm di lunghezza e gli 50 kg di peso; è a rischio critico di estinzione. Il Grifone
Dicomi certi mercanti che vi sono iti, che v’à uccelli grifoni, e questi uccelli appaiono certa parte dell’anno, ma non sono così fatti come si dice di qua, cioè mezzo uccello e mezzo lione, ma sono fatti come aguglie, e sono grandi com’io vi dirò. Egli pigliano l’alifante e pòrtallo su in aire,e poscia il lasciano cadere, e quelli si disfa tutto, poscia si pasce sopra lui. Ancora dicono quelli che l’ànno veduti, che l’alie sue sono sì grandi che cuoprono 20 passi, e le penne sono lunghe 12 passi, e sono grosse come si conviene a quella lunghezza.

Il Grifone è un rapace con apertura alare fino a 2,8 metri, in grado di rapire un agnello. Per Marco Polo è una creatura mitica capace di sollevare un elefante e farlo sfracellare al suolo, esagerato! Venti passi di apertura alare, cioè circa 12 metri, è veramente una bufala! Forse le persone con cui ha parlato Polo si confondevano con gli Aepyornis che vivevano in Madagascar e si pensa si siano estinti tra 1000 e 500 anni fa, vicini quindi all’epoca di Polo. Potevano misurare fino a 3 m e più d’altezza, per un peso di oltre mezza tonnellata, ma erano incapaci di volare. Le loro uova avevano una circonferenza di 30 cm e un’altezza di oltre 40 centimetri, il volume di circa 8 litri era 160 volte quello di un uovo di gallina. Gli abitanti del Madagascar si facevano frittate gigantesche!

Monnier, Public domain, via Wikimedia Commons

Monnier, Public domain, via Wikimedia Commons

Il DNA dell’Aepyornis è stato estratto con successo dai resti di gusci d’uovo da un gruppo di ricercatori australiani. Ci stiamo preparando a una de-estinzione unitamente a quella del Dodo? Sarebbe fantastico, ma più probabilmente il DNA antico ci aiuterà “solo” a capire meglio questi animali…

Antropologia: hic sunt monster

Piccoli uomini d’India (Giava) E vo’vi fare asapere che quelli che recano li piccoli uomini d’India, si è menzogna, ché quelli che dicono che sono uomini, e’ li fanno in questa isola, e diròvi come. In quest’isola àe scimmie molto piccole, e ànno viso molto simile a uomo; gli uomini pelano quelle scimmie, salvo la barba e ‘l pettignone, poi le lasciano secare e pongolle in forma e concialle con zaferano e con altre cose, che pare che sieno uomini. E questo è una grande buffa, ché mai no fue veduti cosí piccoli uomini. Polo demolisce il mito dei «Piccoli uomini d’India», sostenendo che non esistono uomini così piccoli e che quelli che si vedono nei mercati sono semplicemente scimmie disseccate, conciate e tinte in modo da sembrare piccoli umani. “Orribili souvenir per turisti”, diremmo noi. Uomini con la coda In questo reame sono uomini ch’ànno coda grande piú d’un palmo, e sono la maggior parte, e dimorano ne le montagne di lungi da la città; le code son grosse come di cane. E qui Polo sbaglia purtroppo! Alcuni pensano che vide l’orango di Sumatra (Pongo abelii), una delle tre specie di Orango esistenti e lo scambia per un uomo. È sicuramente la specie antropomorfa più differente da noi, penso che Polo lo abbia visto da lontano. Il problema è che Polo descrive questi uomini con la coda come privi di peli, e gli oranghi naturalmente hanno sia peli che la coda. Altri autori pensano che semplicemente Marco Polo, o Rustichello, non siano sempre affidabili. 
Cinocefali delle Isole Andamane E tutti quelli di quest’isola ànno lo capo come di cane e denti e naso come di grandi mastini. Egli ànno molte spezie. E’ sono mala gente e mangiano tutti gli uomini che posso pigliare, fuori quelli di quella contrada. Un Cinocefalo è un essere mitico dal corpo d’uomo e dalla testa di canide, di dimensioni variabili da umane a gigantesche.
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Polo cita anche questi mostri, precisando però di non averli visti! Blemmi Uomini senza testa Si racconta di uomini con così poco collo che “non fu possibile tagliar loro la testa”. Gli amanuensi medievali hanno accentuato la cosa trasformandoli in uomini “senza testa” Blemmi mostruosi sono descritti come degli esseri acefali, con gli occhi e la bocca posti sul ventre o sul torace. Così li riassume, ad esempio, Plinio il Vecchio nella sua Naturalis historia: «Si dice che i Blemmi non abbiano il capo, e che abbiano la bocca e gli occhi nel petto». Pomponio Mela nella sua Chorographia sostiene che i “Blemyae non hanno teste, ma hanno le facce sul petto”.
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 Gli Sciapodi (“ombra” e “piede”) o Monopodi sono esseri mitologici dotati di una sola gamba e di un solo enorme piede, che si supponeva abitassero l’India.
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Con questo termine s’indicavano in epoca greca (ad esempio in Alcmane, ma anche in Erodoto) alcuni leggendari abitanti dell’India caratterizzati da un solo enorme piede, col quale all’occorrenza essi si sarebbero fatti ombra. Questi sono proprio incredibili!

Bibliografia I passaggi citati del Milione vengono dalla versione disponibile gratuitamente su freeditorial https://freeditorial.com/es/books/il-milione Il Milione, versione toscana del Trecento, curata da Valeria Bertolucci Pizzorusso, Adelphi, 1994 Il Milione. Scritto in italiano da Maria Bellonci, Mondadori, 2019 Marco Polo e la Via della seta, di Jean-Pierre Drège, Electa Gallimard, 1992 Uomini e animali nel Medioevo. Storie fantastiche e feroci, di Chiara Frugoni, Il Mulino, 2018 Immagine in apertura: logo delle celebrazioni di Marco Polo a 700 anni dalla morte